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Vito Gamberale: “Con la scissione di Tim il rischio è che gli unici a beneficiarne siano i Fondi”

Sono mesi complessi quelli che sta attraversando Tim. Tra il progetto di riunificazione delle reti a banda larga avviato con Open Fiber e il piano di rilancio messo a punto dal CEO Labriola, che prevede la costituzione di due entità separate (Reti e Servizi), il futuro della società appare sempre più incerto. Il rischio è quello di dare il colpo finale a uno degli asset strategici del Paese, lasciandolo in balia della concorrenza. A scriverlo è Vito Gamberale in un editoriale pubblicato su “Il Sole 24 Ore”. Per il manager, che negli anni ’90 è stato uno dei fautori della crescita internazionale del Gruppo, in Italia si va prefigurando un evento estremamente inedito nel panorama delle principali economie mondiali, ossia la “scomparsa dell’incumbent nazionale delle Tlc”. A preoccupare non è tanto l’operazione di riunificazione tra FiberCop e Open Fiber, ritenuta “necessaria per ridare unitarietà” e che comunque, sottolinea, potrebbe far nascere tensioni tra le parti in gioco: “Ciò che non convince è la restante parte del disegno – spiega – scorporo-societarizzazione della Rete, con Tim, al massimo e non si sa per quanto tempo, socio di minoranza; quindi, scorporo e societarizzazione di due ServiceCo: Business e Retail”. Un assetto che porterebbe vantaggi in primis ai due Fondi coinvolti, Kkr (Fc) e Macquarie (Of), che tuttavia secondo l’ex Tim nel contesto “appaiono come oligarchi della finanza internazionale, impropri e ingombranti soci in un incumbent”. Percorso in netto contrasto con i nuovi valori di sostenibilità e inclusione che il mondo chiede sempre più a voce alta: “Quando in un incumbent delle Tlc si parla di creare valore, bisogna chiedersi per chi: se solo per pochi soggetti, o se anche per il Paese, per assicurargli la sicurezza, la continuità e la qualità di un servizio di base”. Il disegno in atto rischia quindi di indebolire ulteriormente la società, che negli ultimi 20 anni ha risentito pesantemente dei continui passaggi di mano e oggi deve fare i conti anche con i vincoli antitrust di Bruxelles. Per la ServiceCo, ipotizzata come “cuore della nuova Tim”, non si prospetta un destino migliore, anzi: “Al momento dell’inevitabile compattamento dei troppi operatori presenti in Italia – sostiene Vito Gamberale – diventerebbe preda di un qualsiasi altro operatore. E, infatti, qualcuno sembra si sia già candidato. Insomma, questo progetto appare come lo scorrere dei titoli di coda del film “Telecom Italia”. È questo – conclude – ciò che vuole il governo del Pnrr?”.

Per maggiori informazioni:
https://www.ilsole24ore.com/art/l-interesse-paese-viene-prima-quello-fondi-AEkDBEUB

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