Gianpietro Benedetti: Stati Uniti e Russia, l’acciaio green di Gruppo Danieli alla conquista dei mercati internazionali
Produrre acciaio in maniera sostenibile è ormai una realtà, oltre che una scelta necessaria per accelerare la transizione energetica: ne è ben consapevole Gruppo Danieli, società che opera a livello internazionale nel settore siderurgico. E come evidenziato dal Presidente Gianpietro Benedetti in una recente intervista, il Gruppo è fortemente impegnato nella produzione di acciaio “verde”, un ambito in cui destina investimenti finalizzati a ridurre in modo significativo i consumi di energia e le emissioni di CO2, con progetti di grande rilevanza sia negli Stati Uniti che in Russia.
“Il nostro Q-ONE è un forno elettrico particolare, che ha richiesto anni di ricerca e di investimenti, che consente di ridurre significativamente i consumi di energia”, ha sottolineato Gianpietro Benedetti, aggiungendo: “Le acciaierie richiedono linee elettriche di grandi capacità (380 mila volt): il nostro brevetto richiede un assorbimento che potremmo definire dolce e piatto che può essere alimentato da una normale centralina elettrica o con i pannelli solari”. Una tecnologia che la società di Buttrio (UD) ha esportato con successo all’estero: Gruppo Danieli si è aggiudicato infatti una commessa di circa 150 milioni di euro con Cmc, colosso statunitense per cui realizzerà la prima acciaieria ibrida al mondo, insieme a un’altra commessa da 460 milioni di euro con la società russa Omk, che avvierà la prima acciaieria green alimentata a gas e idrogeno. “Cmc ha deciso di investire per realizzare una mini acciaieria, la prima al mondo ibrida, che permette di alimentare il Digital Melter (forno elettrico) con l’energia solare o il gas, contribuendo a ridurre i consumi”, ha evidenziato il Presidente di Gruppo Danieli, rimarcando inoltre come tale tecnologia permetta di realizzare “un impianto innovativo, molto vicino al green steel”, con un taglio delle emissioni compreso tra il 50 e il 60%.
Per l’acciaieria in Russia, invece, saranno utilizzati il gas e l’idrogeno per sostituire il carbone e favorire così una grossa riduzione delle emissioni di CO2. In particolare, l’idrogeno sarà impiegato in percentuale crescente dal 20 al 100%: questo genererà un taglio del 100% delle emissioni rispetto a un altoforno tradizionale. “È il genere di impianto che avevamo proposto per Taranto”, ha ricordato Gianpietro Benedetti, che ha aggiunto inoltre una considerazione sulle ultime attività avviate dalla Cina in ambito ambientale: “Oggi le normative più severe sull’impatto ambientale sono proprio quelle cinesi. È in atto un’operazione particolarmente importante di spostamento delle attività produttive legate all’acciaio, oggi presenti in aree fortemente urbanizzate, verso le coste”. Ma, prosegue il Presidente di Gruppo Danieli, per ottenere l’autorizzazione al trasferimento “lo Stato cinese chiede precise garanzie sul fatto che il nuovo impianto sarà high tech, fortemente automatizzato e rispettoso di tutti i criteri di qualità e ambientali. Tra i vincoli anche l’obbligo di piantumare un determinato quantitativo di alberi a compensazione delle emissioni”. Un’ultima riflessione sulla situazione dell’Ilva di Taranto: “Serve una visione chiara, un programma di realizzazione su cui lavorare determinati, e la disponibilità di risorse, non banali, per gli investimenti”.
Per maggiori informazioni:
https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/01/06/news/l_acciaio_pulito_parla_italiano_ma_si_fa_in_stati_uniti_e_russia-279455907/