Gianpietro Benedetti: “Ripresa si, puntiamo in alto”
Il Presidente della Daniele di Buttrio, Gianpietro Benedetti, è fiducioso
È vero, ci sono ancora 3.800 lavoratori che non possono più contare nemmeno sulla cassa integrazione. E ci sono aziende come le Officine riunite di Basaldella (Imer group) che annunciano 41 esuberi, dal prossimo mese di ottobre fra i 140 dipendenti. Ma ci sono anche imprese come la Bodino-Stratex a Sutrio, frutto dell’acquisizione della Stratex, che ripartono, con rassicuranti prospettive. «Un investimento – ha rivelato Marco Felici, Ceo della Bodino, all’inaugurazione del complesso – di circa 5 milioni di euro fra rimessa in funzione dei macchinari esistenti con l’aggiunta di nuovi e la ricostruzione del processo produttivo».
E come dimenticare la ‘corsa’ dei grandi gruppi? Fincantieri, ad esempio, che con Monfalcone tira pure il Friuli. Il Governo ha ricucito lo strappo con la Francia per l’ingresso a Saint-Nazaire del Gruppo amministrato da Giuseppe Bono che, guarda caso, è anche presidente di Confindustria Fvg.
Il bicchiere della ripresa è più saggio considerarlo mezzo vuoto o mezzo pieno? «la Vita Cattolica» lo ha chiesto a Gianpietro Benedetti, presidenti della Danieli, uno dei marchi vincenti dell’industria friulana.
Gianpietro Benedetti, come va il mercato dell’acciaio, cartina di tornasole dell’auspicata ripresa?
«In questo momento, dopo sei anni tremendi, i produttori d’acciaio nel mondo stanno vivendo una fase positiva. Anche la nostra ABS».
Nella foto Tremendi perché, questi anni?
«I produttori sono stati affossati dalla concorrenza cinese che ha operato a prezzi sottocosto. Poi anche i cinesi si sono ridimensionati, stanchi pure loro di produrre perdendo. Allentata la concorrenza, la ripresa dei consumi in Europa, negli Usa e in alcuni paesi presenta uno scenario positivo per i prossimi mesi. E si spera anche per il prossimo anno».
Se guardiamo oltre, che cosa potrebbe accadere?
«L’ultimo normale periodo si è avuto negli anni ’70, fino al 2000. È durato 30 anni ed il consumo medio nel mondo di acciaio è stato di 5,6 milioni di tonnellate all’anno. Poi dal 2000 al 2012 c’è stato lo stravolgimento determinato dalla produzione cinese che ha tirato tutta l’economia mondiale con un aumento del consumo annuo dell’acciaio di ben 59 milioni l’anno».
E in Italia che cosa è accaduto?
«Di questi 59 milioni l’Italia ne produce 24. Poi è arrivata la crisi e la bolla è esplosa. Ci si è chiesti, a questo punto: abbiamo un new normal period come negli anni ’70 fino al 2000? Quindi l’economia sarà piatta per 10-20 anni? Sembrerebbe che siamo in un new normal period ma non grave come quello dal ’70 al 2000. Prevediamo da qui al 2035 un aumento medio del consumo di acciaio di circa 20 min di tonnellate l’anno. Quindi non i 59 milioni del boom ma neanche i 5 dell’anno precedente. Nel mondo l’economia avrà un passo positivo, non di corsa, che è anche meglio. E se così sarà, abbiamo davanti a noi un panorama abbastanza rasserenante».
Anche in Friuli?
«Anche in Friuli»,
A parte l’acciaio, come funziona il resto dell’economia? Possiamo parlare di una ripresa che si sta progressivamente consolidando?
«Sì, possiamo essere fiduciosi, però sarebbe un errore pensare che noi abbiamo fatto quello che serve. Abbiamo fatto abbastanza cosette ma ne dobbiamo fare altre, altrimenti rischiamo degli impatti non da poco. Non dimentichiamoci che alla fine del prossimo anno e all’inizio di quello successivo, quando è quasi certo che il quantitative easing della BCE andrà in calando, cioè remissione di carta moneta verrà ridotta, ci sarà un aumento probabilmente leggero dei tassi dell’inflazione. Col debito che abbiamo, se in quel momento non avremo fatto le ristrutturazioni per contenere la spesa pubblica, la nostra ripresa si dimostrerà fragile».
Gianpietro Benedetti, a fronte di quest’urgenza, c’è una matura consapevolezza politica?
«Mi pare che la politica si stia rendendo conto che non ci sono altri spazi per giocare e continuare ad aumentare il nostro debito e, se la fortuna ci assiste e ci saranno i governi giusti, col prossimo anno potremo continuare ad affinare le finanze strutturali che ci permetteranno di stabilizzare la ripresa. Altrimenti saranno problemi».
Di questa contestazione, che cosa la preoccupa di più?
«Oggi è di moda contestare tutto quello che porta obblighi: famiglia, scuola, produzione. Ma mi lasci aggiungere un’altra cosa preoccupante. Dopo la vendita delle grandi aziende, adesso comincia il mercato delle medie aziende, anche di 200-300 persone che hanno una buona tecnologia. E questo finirà per indebolire il sistema industriale. Gli stranieri non sono interessati a mantenere la dimensione dell’azienda originale, ma terranno quello che converrà ai loro obiettivi e questo non va bene».
Vorrei tornare al tema sociale che stava sollevando. La famiglia, ad esempio…
«Parliamo pure di denatalità ed immigrazione scriteriata. Parliamo delle fabbriche che devono produrre il 4.0, che devono mantenere i robot, personale che lavora nei reparti di livello professionale alto. Se ci sono pochi giovani, pochi laureati in scienze fisiche, come facciamo a produrre ricchezza? Quella ricchezza che ci serve a sostenere il costo della sanità e dell’assistenza per i tanti vecchietti che ci saranno nel prossimo futuro. Cosa ne facciamo? Quindi bisogna produrre, ma chi lo fa? Non nasciamo più. Non si vogliono più bambini. In Friuli in particolare. I grandi intellettuali fanno affittare gli uteri. Ma vediamo bene cosa sta succedendo in Svezia dove si fanno le scuole senza gender».
Scusi l’interruzione. Saranno questi i temi della futura presidenza di Confindustria Friuli?
«Perché lo chiede a me?».
Anna Mareschi Danieli potrebbe ricevere il timone degli imprenditori friulani.
«Anna ha le idee chiare. Famiglia, scuola, cuneo fiscale, ambiente friendly per l’impresa sono temi che noi della Danieli evidenziamo da una ventina d’anni e io credo che Confindustria lo farà, eccome. Magari anche con i temi della scatola del merito, il merito dei docenti e degli studenti. Noi praticamente oggi stiamo allineando tutto verso il basso perché quando si disconosce il merito automaticamente ci si allinea verso il basso».
In conclusione, sulla continuità della ripresa lei è fiducioso?
«Sì però bisogna fare le riforme. Diminuire il debito, contenere il deficit come si sta facendo adesso. Sia il governo Renzi, a suo modo, e quello Gentiloni hanno fatto parecchie cose volenti o nolenti. Certo si può fare meglio, ci sono quelli che criticano per professione, contestatori nati e pagati bene tra l’altro. Però abbiamo fatto dei passetti e bisogna continuare per consolidare la ripresa».
FONTE: Vita Cattolica
AUTORE: Francesco Dal Mas