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Alessandro Benetton: “Un leader ascolta, rispetta le opinioni degli altri”

L’intervista di Hindustan Times ad Alessandro Benetton

Alessandro Benetton, di recente nominato erede della maggiore azienda di abbigliamento e accessori italiana, Benetton Group, desidera agire come un “direttore d’orchestra” per la propria azienda, che sta cercando di traghettare con continuità verso la seconda generazione. In mezzo ad una profonda crisi europea, il nuovo presidente è considerato abbastanza forte per introdurre cambiamenti coraggiosi nel prodotto e nella strategia atta a rivitalizzare un business in calo. Il figlio di Luciano Benetton, fondatore del gruppo, Alessandro, ha creato una propria azienda di private equity – attiva in Italia e Francia, con un patrimonio di oltre 1.3 miliardi di euro – prima di entrare nell’azienda di famiglia. Ha studiato ad Harvard e ha cominciato la sua carriera in Goldman Sachs International, come analista merger e acquisition.

Alessandro Benetton, qual è il suo concetto di leadership?

“Penso che oggi un leader debba esercitare una funzione di guida, assumendosi la responsabilità decisionale ma anche creando organizzazioni dove il sapere sia diffuso, per collaborare insieme alla costruzione del valore e allo sviluppo del business”.

Chi le è d’ispirazione?

“Luciano, innanzi tutto, per la sua spinta all’innovazione e lo sguardo al futuro. E poi un guru del management americano come Michael Porter, mio relatore ad Harvard, dove ho conseguito il Master in Business Administration. I buoni esempi sono molto importanti, anche se poi occorre saper trovare la propria strada, avendo sempre il coraggio di essere sé stessi”.

L’Eurozona è sotto pressione, l’economia sta affondando. Come affronta Alessandro Benetton il cattivo scenario economico, specialmente in un momento in cui la sua performance è costantemente sotto osservazione?

“A mio avviso è importante vivere questo momento di crisi anche come un’opportunità per ripensare e migliorare il nostro sistema, per farsi trovare pronti e allenati quando le condizioni economiche saranno migliori. È in momenti di discontinuità come questi che aziende come la nostra possono pensare di rimettersi in discussione e rilanciare il proprio corso di business. È vero, purtroppo, che oggi viviamo in una società portata ad aspettarsi risultati in tempi molto brevi. Ma le soluzioni alle questioni più complesse o più strutturali richiedono pianificazione e tempi lunghi”.

Alessandro Benetton, tra un leader che gestisce un business di famiglia ed uno che gestisce un’organizzazione con posizione da stipendiato, c’è una differenza di stile nella leadership?

“Se c’è una differenza sta nella passione per il proprio lavoro che, nel caso di un business familiare, si avverte maggiormente come sintomo di una cultura d’impresa di cui ci si sente parte da sempre. Avere radici e tradizioni è importante proprio per guardare avanti e costruire pagine di storia del tutto nuove”.

Qual è la miglior decisione che lei, da leader, ha assunto fino ad ora?

“È il tempo a rendere più o meno buona una decisione. In questo senso penso che delisting sia stato un passo importante per il futuro di Benetton Group. Abbiamo deciso di uscire dalla Borsa di Milano per sottrarci alla logica del giorno per giorno e per riallineare anche questo aspetto alla prospettiva di lungo termine con cui stiamo operando”.

E la sua peggior decisione?

“Sarei un leader poco avveduto a dichiararlo”.

Alessandro Benetton, essendo leader di una casa di moda famosa in tutto il mondo, come si tiene aggiornato sui gusti della moda a livello globale – specialmente in Paesi con culture riservate, come l’India?

“A parte l’interesse personale che mi rende curioso e attento osservatore delle tendenze, giro il mondo per “sentire” in anticipo il modo di vestire e di vivere dei giovani. La nostra ispirazione viene dalla vita come dall’arte, dall’architettura come dal web, espressioni di un mondo sempre più globale e connesso con cui abbiamo costruito un solido legame. E a proposito di India, nel mio ultimo recente viaggio ho riscontrato una tale quantità di entusiasmo da guardare al futuro con molta più fiducia e forza di prima”.

Lei ha studiato ad Harvard, ed è l’erede di un’azienda a conduzione familiare. Pensa che le qualità di leadership siano scritte nel sangue o possano essere apprese con un MBA?

“Penso che sia come per il talento: una percentuale è innata, il resto è studio, impegno e tanto lavoro. Con la consapevolezza che una giornata è ben spesa soprattutto quando di apprende qualcosa di nuovo”.

Alessandro Benetton, lei, di fronte al proprio team, è aperto alla critica rispetto alle sue decisioni?

“La condivisione e il rispetto delle opinioni sono valori fondanti del lavoro in team. È importante ascoltare pareri e opinioni dei propri collaboratori. E poi decidere le priorità secondo coscienza e competenza”.

FONTE: Hindustan Times
AUTORE: Himami Chandna

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