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Alessandro Benetton: “21 Partners punta su Varsavia”

l’intervista ad Alessandro Benetton: “lanciamo fondo per comprare aziende in Polonia”

C’è la Polonia nell’immediato futuro di Alessandro Benetton. Il figlio di Luciano, la mente del marchio Benetton, sta per debuttare sul mercato dell’Est Europa con un fondo di private equity: 150 milioni per andare a caccia di aziende in uno dei Paesi più dinamici della Nuova Europa e una delle economie più promettenti. Alessandro Benetton. 47 anni appena compiuti, è stato tra i pionieri del private equity in Italia: è partito nel 1992 con 21 Investimenti (poi diventata 21 Partners), quando la parola private equity era quasi sconosciuta, ma con in testa l’idea di mettere la finanza al servizio delle imprese. Sempre con discrezione e understatement, com’è nello stile della casa. Poi, nel 2005, la chiamata da parte della famiglia per mettersi alla guida del Benetton Group, come vice presidente esecutivo. Quando lo incontriamo nel suo ufficio, nella storica Villa Minelli a Ponzano Veneto, il giovane Benetton è appena tornato dall’estero. È fresco di un accordo commerciale col super miliardario messicano Carlos Slim, ma ha già nel mirino «la Cina, l’Asia, l’America Latina perché ormai la vecchia Europa, almeno quella occidentale, è un continente a bassa crescita». Il suo fondo, 21 Partners, è l’unico italiano presente anche all’estero ed è ormai diventato un gruppo europeo, grazie all’acquisizione fatta nel ’98 di una delle più antiche case d’investimento francesi, la Sociétè Centrale pour l’Industrie, ribattezzata 21 Centrale Partners. Ora accelera con l’apertura a Varsavia, ancora una volta in anticipo su tutti.

Nel paese, spiega il manager, 21 Partners vuole fare «operazioni di controllo»: la Polonia è partita tardi come mercato di private equity e quindi ci sono molte opportunità per fare buy-out. Allo stesso tempo è la sesta economia dell’area europea, «con un tessuto imprenditoriale dove le piccole e medie imprese rappresentano il 60% del fatturato e il 40 per cento del totale». Un ambiente ideale per andare alla ricerca di opportunità, dove «anni fa abbiamo incontrato una struttura chiamata Concordia che sostanzialmente ingloberemo, chiamandola 21 Concordia». E il fondo di Benetton. specializzato in Pmi, ha il dna adatto per aggredire il mercato del Paese visto che «Italia e Francia insieme oggi rappresentano il 20% del totale degli investimenti esteri in Polonia». La raccolta, 150 miloni, dovrebbe chiudersi per l’autunno, ma siccome il fondo ha già trovato dei finanziatori, «qualche operazione potrebbe essere annunciata già prima dell’estate». Concordia diventerà, dunque, la terza gamba del gruppo, dopo quella italiana e quella francese, facendo salire la potenza di fuoco complessiva à 1,3 miliardi di euro. Ma non chiedetegli se è interessato a entrare nel dossier Parmalat e nella cordata tricolore, dopo l’investimento del gruppo di Ponzano nel salvataggio Alitalia: la risposta è un secco «no» anche perché Benetton ha altri progetti.

«Abbiamo deciso di aprire anche una sede in Svizzera, a Ginevra, dove seguiremo da vicino uno dei nostri investimenti più promettenti». La spinta all’estero, tuttavia, non distoglie Benetton dall’Italia, dove 21 Investimenti ha scatenato una vera e propria guerra dei cinema con il colosso inglese Uci per il dominio del mercato del grande schermo. «The Space Cinema – spiega il manager – è un progetto fatto insieme con Medusa (la casa cinematografica di proprietà di Mediaset, ndr), ed è la risposta a chi pensava che le sale cinematografiche fossero inevitabilmente destinate ad andare in crisi». L’idea alla base è dare spazi confortevoli e servizi aggiuntivi come la ristorazione, e il risultato è che «ora gli italiani hanno riscoperto il cinema come luogo di aggregazione e divertimento». Negli ultimi anni, vuoi anche per la imponente diversificazione del gruppo (dalle autostrade, alle tlc, alla ristorazione), il mercato ha più volte ventilato l’ipotesi che l’abbigliamento potesse diventare qualcosa di marginale all’interno della galassia di Ponzano. «La scelta fatta dalla famiglia di concentrare il mio impegno in Benetton Group è una risposta implicita ai dubbi del mercato», ribatte Alessandro Benetton, ricordando che «il nostro gruppo ha quasi 50 anni e ha resistito a mode e fasi storiche importanti. Siamo presenti in 120 paesi e continuiamo a sperimentare e innovare». La ricetta per il successo di un’impresa è semplice, a suo dire: azienda forte, azionista forte e presente e management forte.

FONTE: Il Sole 24 Ore
AUTORE: Marigia Mangano

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