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Auro Palomba: “Quei misteri sull’Opa Sme”

Il caso Sme veleggia deciso verso il Parlamento. Ci sono infatti troppi buchi neri intorno all’operato di Raul Gardini e della sua cordata, di cui ancora non si conoscono tutti i componenti. Soprattutto il comportamento delle banche pubbliche che potrebbero essere coinvolte, ovvero (secondo le ipotesi che circolano negli ambienti di Borsa) Banca di Roma e Comit, ha lasciato perplesso il vicesegretario dei Partito Liberale Antonio Patuelli. in un’interrogazione al presidente del Consiglio ed ai ministri del Tesoro e dell’Industria, Patuelli, dopo avere ricordato che le privatizzazioni sono una “straordinaria necessità ed opportunità di ammodernamento del paese a condizione che avvengano nella più assoluta trasparenza”, ha posto una serie di interrogativi. In particolare il vicesegretario liberale si chiede se le operazioni di questi giorni in Borsa sul titolo Sme “hanno davvero coinvolto banche pubbliche”, e se i criteri che il governo intende seguire nell’eventuale dismissione della Sme tengono conto della salvaguardia e valorizzazione degli interessi delle aziende nazionali che operano nel settore agro» alimentare; del dovere di garantire al massimo gli interessi dello stato rispetto all’ipotesi di un’Opa. Su questo punto Patuelli è stato particolarmente deciso, e, riprendendo le dichiarazioni fatte da Raul Gardini’ giovedì, secondo il quale un’offerta pubblica di acquisto sarebbe stato il metodo migliore per mettere sul mercato la Sme, Patuelli ritiene invece che questa, strada “potrebbe favorire” l’acquisizione della società, ad un prezzo inferiore a quello realizzabile dallo stato vendendo singole società ed attività ad asta ‘pubblica”. Un altro quesito importante é stato poi posto dal vicesegretario liberale. Patuelli si chiede infatti “se e quando il presidente della Consob sia stato informato del lancio dell’Opa e quali iniziative abbia eventualmente assunto a tutela della trasparenza del mercato”. È un punto fondamentale, perché sul comportamento della commissione guidata da Enzo Borlanda sono stati sollevati più quesiti. La Consob è infatti intervenuta quando il titolo Sme aveva già guadagnato oltre il 40%, e quando i giornali avevano già ampiamente riportato le intenzioni di Gardini. Alla sospensione temporanea del titolo, martedì, non sono più seguiti interventi e, soprattutto, Berlanda non ha mai chiarito se sia pervenuta in commissione la richiesta da parte di Gardini e alleati di lanciare un’Opa. La Consob non ha neanche fatto chiarezza sulle società che si sono mosse in questo mese per comprare azioni Sme. I componenti stanno invece piano piano venendo alla luce. Sembra assodata la partecipazione della Monegasque de Banques di Enrico Braggiotti, di Jody Vender, della Banca di Roma, della Comit oltre a qualche agente di cambio amico, come Renzo Giubergia, che si sono impegnati di fatto ad acquistare o titoli sul mercato. Capire chi sono i «mandanti» appare invece più difficile, anche perché le partecipazioni delta Sme sono in diversi campi, ed assume sempre maggiore probabilità l’ipotesi che Gardini avesse intenzione dì procedere, una volta acquisita la finanziaria dell’lri, ad uno smembramento. Si parla della Nestlé come capocordata, da sempre interessata all’ltalgel, della tedesca Metro, che vorrebbe i supermercati della Gs (oltre che, anche se non c’entra con la Sme, la Rinascente) e si fa spesso riferimento anche alle finanziarie della Fiat, IBI e Ifint, sebbene da Torino abbiano sempre smentito. Probabilmente anche la Parmalat di Calisto Tanzi era fra gli alleati dell’imprenditore di Ravenna. Si sono invece decisamente tirati fuori Sergio Cragnotti della Cragnotti & Partners e la Banque Indosuez, che ha ieri decisamente smentito di agire in qualità di consulente di Raul Gardini. Sull’argomento è intervenuto ieri anche il presidente della Confindustria Luigi Abete, che ha affrontato più in generale il tema delle vendite delle aziende pubbliche: «Occorre affrettare le privatizzazioni perché sono il primo elemento di cambiamento del rapporto fra Io stato e il mercato e fra lo stato e la società. Oltre a permettere l’acquisizione dì risorse evitando di pagare gli interessi sul debito, ha detto Abete, le privatizzazioni significano una modernizzazione culturale, perché lo stato dovrà finalmente usare le regole del mercato per fornire servizi ai cittadini».

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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