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Auro Palomba: “Borsa, c’è un buco da 40 miliardi”

il Tribunale di Milano ha decretato il fallimento dell’agente di cambio Claudio Capelli, negando le argomentazioni dei legali che avrebbero voluto un concordato preventivo. Quasi in contemporanea, ieri mattina, il Comitato direttivo degli agenti di cambio di Milano ha chiesto alla deputazione di dichiarare insolvente l’agente di cambio Gianangelo Sozzi, su richiesta dello stesso professionista. La situazione in Borsa va precipitando. I buchi si aprono sotto gli studi degli agenti di cambio, che si trovano ad affrontare una serie di difficoltà che forse non hanno precedenti nella storia di Piazza Affari. La deputazione di Borsa sta facendo gli straordinari. Da diversi mesi, ormai, le riunioni si sono intensificate, con ordini del giorno sempre più densi. Fra lunedì e ieri i membri dell’organismo hanno dovuto valutare le insolvenze degli agenti di cambio Capelli e Sozzi. Due casi diversi (Sozzi ha chiesto egli stesso di essere dichiarato insolvente), che rischiano però di avere effetti devastanti sulla liquidazione di Borsa di novembre, quella attualmente in corso, su cui grava un “buco” complessivo di 40 miliardi. È soprattutto il caso Sozzi a preoccupare gli organismi di controllo sul mercato azionario. La liquidazione coattiva dei titoli di Capelli (a meno che il curatore nominalo dal Tribunale, Mario Casella, non si opponga) dovrebbe infatti avvenire in tempo utile per evitare uno slittamento dei saldi di novembre. A quanto si è appreso il “buco” di Sozzi ammonterebbe a 24 miliardi di lire, e sarebbe dunque maggiore alle previsioni. Oltre al mandatario di Bergamo, che avrebbe stornato capitali dei clienti per operare in proprio, vi sarebbero anche alcune situazioni pregresse che si sono venute a sommare, impedendo così a Sozzi di portare a termine la liquidazione regolarmente. Il comitato spera però di riuscire a mettere all’asta i titoli entro domani.

Con questi due fardelli il mercato si avvia a vivere gli ultimi due mesi prima dell’avvento delle Sim. Sozzi risultava nell’elenco dato ai procuratori nel recente “censimento” imposto dalla Consob come uno di quei professionisti che avevano optato per il proseguimento dell’attività in proprio per il periodo consentito dalla legge. Essendo uno fra i più stimali giovani agenti di cambio (Sozzi ha 38 anni), l’ex ufficiale di Marina, aveva già previsto alcuni accordi da portare a termine in un secondo tempo. Il suo studio. uno dei maggiori a Milano, ha 40 dipendenti. Difficile prevedere se la vicenda avrà strascichi legali, poiché Sozzi ha avviato egli stesso delle procedure nei confronti del mandatario di Bergamo. ritenendosi parte lesa, e anche perché, a differenza di Capelli, si è presentato di propria volontà al Comitato, con “i libri in mano”.

Per quanto riguarda Capelli. invece, evidentemente il collegio della seconda sezione civile, presieduto da Biagio Meli, ha ritenuto che l’agente di cambio non sarebbe riuscito a recuperare dalla vendita dei titoli ancora in suo possesso la somma necessaria per essere ammesso al concordato preventivo. Si è così optato per il fallimento, nominando il professor Mario Casella (omonimo di Francesco, legale di Capelli) quale curatore. La procedura imposta dal Tribunale blocca di fatto la liquidazione coattiva disposta solo ieri mattina dal Comitato direttivo. Ora il curatore dovrà far sapere i tempi che intende adottare in merito.

Gli agenti di cambio si augurano che la coattiva possa svolgersi entro la fine del mese, per non fare slittare la liquidazione di tutta la Borsa. A richiedere con particolare forza il fallimento di Capelli sono stati i piccoli clienti, che in questa maniera saranno trattati in egual modo rispetto alle banche, che invece sono privilegiate per legge in caso di coattiva. La prima verifica crediti è stata fissata dal Tribunale al prossimo 3 aprite. Il “buco” di Capelli ammonta a circa 16 miliardi.

Dopo avere contestato la decisione del Comitato direttivo, che ne aveva dichiarato in mattinata l’insolvenza, Capelli si è dichiarato «amareggiato e deluso» per la sentenza del Tribunale. In serata ha però cambiato registro, riconoscendo le proprie colpe:

«Ho fatto l’errore di mentire a me stesso, portando avanti la situazione nel tentativo di risolverla. È andata a finire che ho sistemato le controparti cui tenevo meno, ma che hanno “fiutato” in tempo la situazione. Il Tribunale ha agito correttamente, non poteva fare altrimenti».

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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